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Ambiente


La cittadina ha assunto recente fama per l'insediamento dell'importante zona industriale di Portovesme, sorta negli anni '60/70 per consentire la riconversione occupativa delle migliaia di ex-minatori del Sulcis, disoccupati in seguito alla crisi del settore negli anni '50. La produzione si è particolarmente sviluppata nel comparto alluminio, con alcune delle piú moderne aziende europee, le cui esigenze energetiche hanno giustificato la costruzione della supercentrale termoelettrica Sulcis, che soddisfa ampia parte del fabbisogno della Sardegna meridionale e che avrebbe dovuto impiegare carbone sardo. Purtroppo le generali difficoltà economiche di questi ultimi anni hanno pesantemente condizionato e ridimensionato lo sviluppo del centro. La presenza del porto, di abbondante energia elettrica e forza lavoro disponibile, unita al desiderio dell'Italia di sganciarsi dalla tutela soffocante delle multinazionali nel settore dell'alluminio, fanno localizzare a Portovesme il polo di sviluppo industriale. Nel 1968 sorge l'AMMI SARDA che, utilizzando i minerali locali, produrrà nel forno Imperial Smalting 100.000 tonnellate annue di piombo e zinco, 100.000 tonnellate di acido solforico e altri sottoprodotti. Nello stesso anno nasce l'Eurallumina che, con l'impiego di bauxite estera e soda caustica, produrrà, a pieno regime, 750.000 tonnellate annue di allumina. L'Alsar, oggi Alcoa, trasformerà l'allumina in lingotti di alluminio, producendone 130.000 tonnellate annue.


Ecologia e industria


Un'attenzione vigile e preoccupata ai problemi della tutela dell'ambiente si è affermata impetuosamente negli ultimi anni nella consapevolezza collettiva di tutte le società maggiormente industrializzate. Le società in cui lo sviluppo industriale ha consentito il raggiungimento dei più elevati standard di benessere e di civiltà sono anche quelle in cui i livelli di maturità della cultura e dell'opinione pubblica e i progressi in campo scientifico e tecnologico pretendono e, al tempo stesso, consentono che tale sviluppo si armonizzi con l'ambiente. Non è paradossale in questo senso affermare che la cultura ambientale è figlia della cultura industriale. Con questo di nuovo: che l'ecologia chiede all'industria di riqualificare il suo ruolo per l'oggi e per il domani, sottoponendola alla sfida di una nuova e moderna qualità del benessere e dello sviluppo. I termini della questione appaiono chiari: sempre meno la coscienza collettiva è disponibile a un "progresso" che vada a scapito della vivibilità complessiva dell'ambiente; ancor meno, però, è storicamente accettabile la penuria economica e sociale di un ambiente e di una società umana dalla quale vengano sottratti ed estirpati i contributi fondamentali alla crescita costituiti dall'attività industriale. Lungo questo crinale si muove, oggi, la nostra attività, come quella di tutti i grandi gruppi industriali. Sentiamo come nostro l'impegno a percorrere questa strada risolvendo i problemi che via via si pongono nel modo migliore. Lo facciamo sgombri da pregiudizi e disponibili agli apporti costruttivi che da ogni parte ci possono venire. Per ruolo, oltre che per formazione, consideriamo però improduttiva e penalizzante ogni "guerra di religione". Soprattutto quando, e talora succede, il contenuto delle polemiche in materia ambientale ci appare immotivato e strumentale o addirittura falso, invitiamo tutti, e in primo luogo noi stessi, ad attenersi con rigore ad un metodo: concretezza e realismo, tensione a cogliere le opportunità che anche dai vincoli più rigidi possono sorgere, forte senso di responsabilità per la più efficiente e responsabile combinazione di tutte le risorse, fra queste l'ambiente, che a diverso titolo sono coinvolte nell'attività economica. Avvertiamo, in più, l'impegno particolare che ci deriva dall'essere industria a Partecipazione Statale, che alla finalità primaria di ogni impresa, quella di produrre ricchezza, deve sempre saper accompagnare un'attenzione specifica a valori, beni e problemi, quali le aspettative sociali e l'ambiente, che sono di interesse collettivo. Corrado Innocenti - allora Presidente Alumix 1989 - Non conosco il signor Innocenti, a dir la verità non so neppure come è fatto, ma mi è piaciuto come ha trattato il problema ambientale e credo che parecchie persone siano d'accordo con lui quando afferma che "La cultura ambientale è figlia della cultura industriale". Di seguito verrà riportato un elenco delle principali Aziende che operano nel settore industriale, conosciuto meglio con il nome di Portovesme.

ALCOA


Alcoa La cessazione dell'attività estrattiva delle miniere di carbone, avvenuta in Sardegna intorno agli anni '60, portò nella zona del Sulcis ad una situazione estremamente pesante dal punto di vista sociale ed economico. Tale crisi venne superata con la costituzione, da parte della Società Mineraria Carbonifera Sarda (MCS), della Società Alsar S.p.A., nucleo iniziale attorno al quale si sviluppò il polo pubblico dell'alluminio.Alcoa L'ALSAR progettò e realizzò negli anni 69/72 lo stabilimento di Portovesme per la produzione di alluminio primario; tale stabilimento, progettato secondo le più moderne e sofisticate tecnologie di allora per una capacità produttiva annua di 125.000 t. di alluminio primario, è entrato effettivamente in esercizio alla fine del 1972. La produzione è indirizzata verso tre classi principali di prodotti: 1) Lingotti da estrusione (billette), usati per la produzione di profilati e studiati appositamente per assicurare le migliori caratteristiche proprie a ciascun tipo di lega, garantendo nel contempo elevate produttività nella successiva fase di trasformazione. Tali profilati trovano applicazione in importanti settori tra i quali l'edilizia, le strutture industriali, le costruzioni autoferrotramviarie e navali, gli elettrodomestici, ecc. 2) Placche da laminazione, usate per la produzione di laminati, le cui caratteristiche e dimensioni soddisfano le necessità dei più diversi utilizzatori. I laminati ottenuti vengono utilizzati per impieghi nei più diversi settori dell'imballaggio, dell'edilizia, delle costruzioni navali e dei trasporti in genere. 3) Pani da fonderia in leghe speciali, usate per la produzione di getti per l'industria elettrica, elettromeccanica, automobilistica, meccanotessile.

EURALLUMINA


Alcoa Eurallumina è nata alla fine degli anni '60, con la partecipazione delle due società italiane allora interessate alla produzione di alluminio (Alsar e Montedison), e di due società straniere, la Comalco australiana e la Metalgesellschaft tedesca.Eurallumina In seguito alla fusione di Alsar e Alumetal (ex Montedison) e alla cessione della quota Metalgesellschaft alla stessa Comalco. Nell'impianto Eurallumina dal minerale bauxite viene ricavato l'ossido di alluminio (allumina), che costituisce la materia prima per la produzione di alluminio metallico. L'impianto di Eurallumina è stato progettato e costruito sotto la supervisione della Kaiser Aluminium, Società di ingegneria americana. E' simile per dimensioni produttive e per livello tecnologico ad altri impianti europei operanti in Francia, Germania, Spagna, Irlanda. Il processo utilizzato è il classico ciclo Bayer, che rappresenta praticamente l'unico sistema usato in tutto il mondo per la produzione di allumina. Al processo fondamentale vengono continuamente apportati miglioramenti impiantistici e tecnologici che consentono di ottenere aumenti della produttività e soprattutto riduzioni dei consumi specifici. L'impianto Eurallumina produce circa 2000 tonnellate di allumina al giorno, consumando per tale produzione circa 4000 t di bauxite. Una parte del prodotto viene inviata a mezzo nastro al vicino impianto di elettrolisi Aluminia; il resto viene spedito via mare ad altri impianti utilizzatori. Una piccola parte del prodotto non calcinato (idrato di alluminio) viene inoltre destinata alla produzione di sali di alluminio.

ENI RISORSE


Enirisorse è la caposettore ENI per la metallurgia dei metalli non ferrosi. La società nasce originariamente come SAMIM (Società Azionarla MineroMetallurgica), costituita nel 1978, la quale accorpava la AMMI S.p.A., la AMMI Sarda e varie altre società appartenenti al settore minero-metallurgico. Confluita in Eni nel 1978, SAMIM S.p.A., alla fine degli anni '80, si associa ad altre società del settore ed acquisisce l'intero pacchetto della SAMETON S.p.A. Nel 1986 nasce la Nuova SAMIM che continua a gestire gli stabilimenti metallurgici di Portovesme, San Gavino, Porto Marghera, Sulmona, Ponte Nossa, Paderno Dugnano, Marcianise, Pieve Vergonte e Moncalieri. Nel 1992, sulla base di precise indicazioni strategiche ricevute dal proprio azionista, è iniziata la cessione di alcuni rami d'azienda. Nel 1993 Nuova SAMIM viene fusa per incorporazione in Enirisorse S.p.A. Attualmente le attività produttive di Enirisorse sono svolte in 3 stabilimenti ed un Centro di Ricerche:
  • il Polo Integrato di Portovesme (Ca), che comprende gli impianti di Portovesme per la produzione di zinco, piombo ed acido solforico a partire da minerale, e quelli di San Gavino Monreale per la raffinazione del piombo e la produzione di argento e oro;
  • lo stabilimento di Crotone (Pertusola Sud, società consociata) per la produzione di zinco primario e leghe di zinco;
  • il Centro Ricerche Veneto, ubicato a Marghera, che opera nel campo della metallurgia, della chimica e dell'ambiente.
L'insediamento produttivo è stato realizzato all'inizio degli anni '70, con la costruzione dell'Impianto Imperial Smelting (I.S.E) per la produzione di zinco e piombo. In anni successivi (1985 e 1987) sono stati costruiti altri Impianti metallurgici: uno per la produzione di zinco per via elettrolitica, Impianto Zinco Elettrolitico (Z.E.); un altro per la produzione di piombo per via termica, Impianto Kivcet (K.S.S.). Sono stati inoltre realizzati impianti minori che costituiscono parte integrante del ciclo produttivo, quali:
  • i due impianti per la produzione di acido solforico;
  • l'impianto per la produzione di mercurio; l'impianto per la produzione di cadmio;
  • l'impianto di frazionamento aria per la produzione di ossigeno tecnico.
Le materie prime utilizzate sono essenzialmente i minerali di zinco e piombo quali blende, galene, ossidi e solfuri misti. Il consumo medio annuo di materie prime è il seguente:
  • blende (minerali di zinco) circa 220.000 t/anno;
  • galene (minerali di piombo) circa 130.000 t/anno;
  • misti (minerali di Zn e Pb) circa 100.000 t/anno;
  • materiali secondari circa 60.000 t/anno;
  • coke metallurgico circa 100.000 t/anno;
  • antracite circa 40.000 t/anno.
Il complesso degli impianti, in continuità di esercizio, consente le seguenti produzioni:
  • circa 130.000 t/anno di piombo da raffinare;
  • circa 170.000 t/anno di zinco;
  • circa 360.000 t/anno di acido solforico;
  • circa 25 t/anno di mercurio metallico;
  • circa 250 t/anno di cadmio metallo.

CENTRALE ELETTRICA SULCIS


Alcoa La centrale termoelettrica Sulcis, composta da tre unità da 240 MW ciascuna, è ubicata in un'area di 65 ettari, nella zona industriale del comune di Portoscuso. La centrale era costituita, in origine, da due gruppi termoelettrici entrati in servizio commerciale nel 1965-1966. Successivamente vennero autorizzati la costruzione e l'esercizio di un ulteriore gruppo termoelettrico da 240 MW,Enel entrato in esercizio commerciale nel 1986 con conseguente crescita della potenza installata a 720 MW Con decreto ministeriale dei 28/11/97, l'Enel è stata autorizzata ad attuare una serie di interventi di adeguamento ambientale che comporteranno profonde modifiche sulla struttura impiantistica in essere. Tra l'altro è prevista la sostituzione delle unità 1 e 2 da 240 MW con altre due nuove sezioni con caldaia a letto fluido da 200 MW.

Gruppi 1 e 2

I due gruppi sono fondamentalmente identici e pertanto i dati riportati di seguito sono riferiti a entrambi. Nel corso dei 1998 le due unità sono state poste fuori servizio per procedere agli interventi di ambientalizzazione previsti dal decreto MICA 28/11/97. L'alternatore del gruppo 2 viene tuttavia utilizzato per generare energia reattiva necessaria a compensare lo sfasamento capacitivo proprio della rete di trasmissione ad alta tensione.

Gruppo 3

Il gruppo 3 da 240 MW della centrale termoelettrica Sulcis è adatto alla combustione sia di carbone sia di olio combustibile. Da marzo 1998 è entrato in servizio l'impianto di desolforazione fumi. Tale impianto, necessario per abbattere le emissioni di anidride solforosa entro i limiti imposti dal DM 12/7/90, è articolato su due linee di trattamento al 50%. I fumi grezzi provenienti dalla caldaia attraversano i riscaldatori d'aria Ljungstrom, i precipitatori elettrostatici, che abbattono il particolato, e vengono inviati all'impianto di desolforazione attraverso uno scambiatore di calore rigenerativo destinato al post-riscaldamento dei fumi prima che siano smaltiti in atmosfera attraverso il camino alto 250 metri.


Esistono altre aziende minori che in questo documento non vengono citate. Si è cercato di dare rilievo a quelle più importanti dal punto di vista produttivo, ma non per questo si deve scartare l'idea che le altre non vengano prese in esame successivamente. A dirla tutta ho cercato qualche opuscoletto che potesse essere utile nell'insieme ma l'esito non è stato dei migliori. Se qualcuno di Voi dovesse possedere qualche documento che parli delle aziende da me tralasciate (solo momentaneamente) sarebbe un gesto molto gentile da parte Vostra contattarmi tramite E-MAIL.